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Sindrome del colon irritabile

Sindrome del colon irritabile

Quando cambiare lo stile di vita può essere di aiuto.

La sindrome del colon irritabile, detta anche IBS (l’acronimo inglese che sta per Inflammatory Bowel Syndrome) o impropriamente colite, è una malattia cronica e recidivante dell’intestino.

Si manifesta con dolore o fastidio addominale, alterazioni nelle funzioni dell’intestino (stitichezza, diarrea o alternanza di periodi di stitichezza e periodi di diarrea), gonfiore, meteorismo.

La componente psicologica gioca un ruolo importante nella comparsa dell’IBS. Spesso chi soffre di IBS presenta anche altri disturbi: ansia, depressione, disturbi sessuali. Il cervello, infatti, con i suoi mediatori, nervosi e neuroendocrini, influenza la funzionalità e la motilità intestinale. Viceversa, un’alterazione della funzione intestinale può condizionare lo stato d’animo della persona.

La sindrome del colon irritabile colpisce spesso le persone di età compresa tra 20 e 30 anni ed è due volte più comune nelle donne che negli uomini. E’ un problema abbastanza diffuso, la prevalenza nella popolazione generale è stimata tra il 10% e il 20%.

 

Cosa avviene esattamente nell’intestino di chi soffre di sindrome del colon irritabile?

  1. Alterazioni del microbiota, cioè dei microrganismi che vivono nell’intestino. Questo fenomeno è detto anche disbiosi. Un microbiota ad alta diversità è importante per il mantenimento di una buona salute. Influisce infatti sul corretto funzionamento del sistema immunitario, sul corretto assorbimento dei nutrienti, funge da barriera conto i patogeni. Quando questa biodiversità viene meno, e aumentano i microrganismi opportunisti, l’organismo va in sofferenza e si innesca uno stato di infiammazione.
  2. Aumento della permeabilità intestinale, cioè l’intestino perde la sua funzione di barriera e questo determina il passaggio dal sangue all’intestino di tossine e altre sostanze irritanti.

 

I sintomi possono cambiare nel tempo: possono esserci periodi con sintomi molto intensi, come periodi in cui i sintomi si attenuano o spariscono del tutto.

Può succedere che nel corso degli anni la persona non soffri più di IBS o che i sintomi si ripresentino, anche dopo lunghi periodi, in seguito ad un nuovo evento stressante (per es. un cambiamento di vita, un nuovo lavoro, un’infezione gastrointestinale).

Correggere lo stile di vita e l’alimentazione rappresenta sicuramente un buon punto di partenza per stare meglio.

 

 Buone abitudini:

  • Ritagliarsi quotidianamente dei momenti di relax.
  • Praticare attività fisica.
  • Consumare 1,5-3L di liquidi al giorno, soprattutto acqua o altre bevande non contenenti caffeina (es. tisane).
  • Regolare l’assunzione di fibre, di solito riducendole, in relazione ai sintomi (perché l’assunzione di fibre varia a seconda del sottotipo di IBS).
  • Assunzione di probiotici e/o prebiotici (sotto consulto medico). I probiotici, chiamati comunemente fermenti, sono dei microrganismi vivi, i prebiotici, invece, sono delle sostanze che stimolano in maniera specifica la crescita dei batteri buoni dell’intestino.

 

Attenzione:

  • Evitare pasti abbondanti e frazionare l’alimentazione in tre pasti principali e 2/3 spuntini.
  • Limitare il consumo di tè e caffè a 3 tazze al giorno.
  • Ridurre l’assunzione di alcool e bevande gassate.
  • Limitare il consumo di cibi piccanti.
  • Ridurre l’assunzione di “amido resistente” (che resiste alla digestione nel piccolo intestino e raggiunge intatto il colon), che si trova spesso in alimenti preconfezionati o precotti.
  • In caso di diarrea, evitare sorbitolo, dolcificante artificiale utilizzato nei dolci o nelle gomme da masticare, nelle bevande senza zucchero e in alcuni prodotti dimagranti o per diabetici.
  • Limitare la frutta fresca a 3 porzioni al giorno di circa 80 g.

 

E se i sintomi persistono in maniera importante, dopo tutti questi accorgimenti, è sempre opportuno affidarsi ad uno specialista.

 

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