Una donna su cinque
Gli uomini mantengono il primato negativo ma, in fatto di perdita di capelli, le donne sono diventate più a rischio: negli ultimi cinque anni i consulti femminili sul diradamento della capigliatura sono aumentati del 64%, mentre altri dati indicano che una donna su cinque nell’arco della vita, alle prese con la calvizie. Nel nostro paese circa il 10% dei casi di chirurgia della calvizie, sono donne tra i 35-45 anni.
I responsabili: principalmente ormoni e carenze
La calvizie femminile il più delle volte può essere legata all’azione degli ormoni androgeni (alopecia androgenetica), proprio come quella maschile. Tra questi ormoni, particolarmente coinvolto è il testosterone, che viene trasformato in una sostanza capace di provocare un’eccessiva produzione di sebo che soffoca i bulbi piliferi, che si atrofizzano e non producono più capelli.
Tutto questo accade quando si ha una sensibilità personale agli ormoni androgeni o per squilibri derivanti da problemi come la sindrome dell’ovaio policistico o disfunzioni della tiroide.
Il forte stress o carenze alimentari (dovute magari anche a diete severe), come quella da ferro, favoriscono la perdita di capelli.
Altre cause… extension e piastre
Molte calvizie possono derivare da farmaci e cure mediche, altre sono di origine traumatica (trazioni, ustioni, cicatrici post-chirurgiche) o dovute a trattamenti scorretti per i capelli come extension e abuso di strumenti per la piega come piastre e arricciacapelli.
Le extension causano una alopecia da trazione, per il peso delle ciocche e per l’uso di colle più o meno aggressive all’attaccatura, che possono indebolire i follicoli sino ad atrofizzarli
Piastre e arricciacapelli, invece, agiscono ad alte temperature e per avere un buon risultato sono impiegati dall’attaccatura: se usati più volte al giorno, danneggiano irreparabilmente il follicolo.
Le due tecniche più utilizzate (la Fue e la Fut) che, in alcuni casi, possono anche essere combinate tra loro.
Le percentuali di attecchimento dei follicoli piliferi trapiantati sono alte, ma leggermente inferiori a quelle maschili.
Come contrastare la calvizie
Per contrastare la calvizie androgenetica si può ricorrere ad alcuni farmaci, però spesso hanno controindicazioni. Per le donne, però, ne esistono meno rispetto a quelli per l’uomo. Generalmente, sono indicati nelle prime fasi della calvizie, quando è ancora possibile interferire con i processi che determinano la caduta dei capelli: sono cure, però, che poi vanno seguite a cicli per tutta la vita.
Nelle donne, purtroppo, possono essere l’unica opzione, perché la forma androgenetica femminile è una controindicazione all’autotrapianto. «I capelli che si prelevano per il trapianto provengono dalla nuca, che nell’uomo non subisce l’azione del testosterone, ma nella donna sì.
Quale scegliere?
La scelta sulla tecnica da utilizzare è sempre fatta dal chirurgo
In entrambi i casi si torna a casa subito dopo l’intervento ed è necessario prendere per qualche giorno un antibiotico.
I capelli si possono lavare il giorno dopo, mentre per un mese occorre evitare l’esposizione diretta al sole e trattamenti ai capelli per il primo mese».
La maggior parte dei capelli trapiantati cade nelle sei settimane successive, mentre i nuovi capelli sani e forti cominceranno a crescere circa dopo quattro mesi dall’intervento, a un ritmo di circa 1 centimetro al mese.
La Fue costa leggermente di più, perché può richiedere più sedute.
Le regole per non correre il rischio di calvizie
Limitare e prevenire la calvizie e l’indebolimento dei propri capelli è possibile grazie anche a questo integratore specifico per la salute dei capelli
È bene affidarsi a specialisti qualificati, ossia chirurghi plastici e/o dermatologi, con una buona esperienza e continuità nella chirurgia della calvizie. Per trovare il più vicino, va contattata la Società italiana di cura e chirurgia della calvizie (www.ishr.it)